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Una proposta di legge che farà discutere

Pubblicato da Scubamonitor in Subacquea · 11/3/2011 20:32:00
Tags: relittilegislazioneaffondamentonavi
A fine anno 2010 è iniziato l’iter legislativo alla camera di due Proposte di legge, la n. 3943 (Primo firmatario Di Stanislao, IdV) e 3626 (Chiappori ed altri, Lega Nord), su:
"Disposizioni in materia di affondamento di navi radiate dai ruoli del naviglio militare per il ripopolamento della fauna ittica e la promozione del turismo subacqueo".

Come sempre accade in questi casi, numerosi saranno i sostenitori di questa proposta come altrettanto cospicua sarà la quantità di persone che avranno invece da obiettare. Da subito mi schiero con quest’ultima categoria.
Che i vari relitti sparsi in giro per il Mediterraneo rappresentino delle importanti mete subacquee non si discute. Prendiamo atto che, anche se involontariamente, questi relitti hanno sviluppato a volte una fauna particolarmente rigogliosa, difficile da riscontrare anche nei migliori siti subacquei: inoltre un grande numero di persone è interessato a visitare i relitti rendendo questo genere di immersioni un importante business per tutti i gestori di diving.
Ma tutto questo non è certamente sufficiente per giustificare l’idea di affondare volontariamente le navi dismesse. Un principio basilare, da non mettere assolutamente in discussione, è che il Mediterraneo come tutti gli altri mari del pianeta ha trovato nella sua lunga storia degli equilibri che l’uomo è riuscito fino ad oggi a modificare solamente in peggio e questo è un dato incontrovertibile. Quindi meno interventi tesi a modificare questi equilibri facciamo, meglio è.
Si può obiettare che l’iniziativa ha finalità positive e che le risorse destinate a questo scopo produrranno risultati favorevoli nel senso già descritto sopra.
Purtroppo è altrettanto vero che ormai da tempo le risorse destinate a promuovere attività finalizzate alla conoscenza dell’ambiente marino mediterraneo e al coinvolgimento delle persone alla sua protezione e conservazione sono pressoché inesistenti e lasciate all’iniziativa di pochi appassionati, che nonostante tutto dedicano buona parte del loro tempo libero e risorse a questo scopo.
Il Mediterraneo, in confronto agli oceani occupa una superficie assolutamente irrisoria del pianeta, ciononostante è considerato uno degli ecosistemi marini più importanti in assoluto. Pur avendo dimensioni relativamente ridotte, le conoscenze che noi abbiamo di questo mare sono però inconsistenti. Non siamo neanche in grado di decidere cosa eventualmente meriti protezione ai fini della conservazione proprio perché non abbiamo dati sufficienti per prendere questo tipo di decisioni. Ecco perché, se vogliamo investire seriamente per il futuro del “Nostro Mare”, è in questo senso che dobbiamo impegnarci e non certamente su proposte che possono sembrare suggestive e accattivanti ma che all’atto pratico produrrebbero il classico buco nell’acqua che non possiamo sperare di chiudere gettandovi dentro le navi da demolire.

Invito tutti a scrivere il proprio parere

Al seguente indirizzo internet è possibile consultare, relativamente alle proposte di legge, quanto di seguito riportato: http://documenti.camera.it/Leg16/dossier/Testi/DI0295_0.htm

“In relazione alla proposta di legge in esame si segnala che, sia al fine di promuovere il turismo subacqueo, sia al fine di favorire la creazione di vere e proprie oasi biologiche ed il ripopolamento ittico, si è sviluppata negli ultimi anni, in diversi Paesi, la pratica dello scuttling, l’affondamento intenzionale di relitti, opportunamente preparati e bonificati.
Lo scuttling genera il ripopolamento ittico e realizza barriere antistrascico che consentono di ricostruire le risorse biologiche costiere degradate da un intenso sfruttamento di pesca. Il relitto crea una barriera artificiale sommersa che ha la capacità di richiamare grandi quantità di pesci ed altri organismi marini, soprattutto offrendo appiglio alle forme sessili (quali spugne, gorgonie, ecc.) e di proporre nuovi e suggestivi scenari per la subacquea ricreativa.

Tutte le strutture poste in mare possono fungere da barriere artificiali, ma si sta sviluppando, in particolare, lo scuttling delle navi da guerra, previa operazione di bonifica e nel rispetto delle condizioni di massima sicurezza ambientale. Tra i Paesi che hanno già realizzato simili operazioni si segnalano gli Stati Uniti e l’Australia.
Nel 2006 gli Stati Uniti hanno proceduto all’affondamento intenzionale della ex portaerei della US Navy “Oriskany”, nell’ambito di un programma di costruzione di reef artificiali (barriere artificiali). La nave è il primo esempio di riconversione “ambientalista” di una nave da guerra ed è diventata il più grande reef artificiale del mondo.
La Oriskany ha una stazza di 30.000 tonnellate ed è lunga 276 metri; fu varata nel 1945 e radiata nel 1989 ed è stata affondata, tramite 230 Kg. di esplosivo, al largo di Pensacola, in Florida, il 17 maggio 2006, dopo che la Marina aveva provveduto, d’intesa con l’Agenzia per la Protezione Ambientale USA, a completare il lavoro bonifica necessario per il naufragio.
La nave si è adagiata sul fondo in posizione di navigazione ad una profondità di 41 metri (ponte di volo); dopo l’uragano Gustav (2008) la nave si è ulteriormente inabissata di 3 metri.
Nel maggio 2009 è stata affondata, allo stesso scopo, al largo dell’isola di Key West, In Florida, la nave da trasporto militare USA “Gen. Hoyt S. Vandenberg” (10.000 tonnellate), dismessa nel 1993. Le operazioni di preparazione ambientale e di bonifica per la conversione in un reef artificiale sono costate circa 8,5 milioni dollari.
L’Australia ha proceduto all’affondamento provocato della ex fregata militare HMAS Canberra da 4.100 tonnellate, vicino Barwon Heads, sulla penisola Bellarine per trasformarla in attrazione per le immersioni subacquee. La riserva marina è stata inaugurata nel dicembre 2009.

Nello specifico, l’articolo unico della proposta di legge in esame autorizza il Ministero della difesa a definire, d'intesa con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con le regioni territorialmente competenti, un piano di affondamento delle navi radiate dai ruoli del naviglio militare, con l'obiettivo di costituire zone di ripopolamento ittico, di incrementare il patrimonio culturale sommerso e di incentivare il turismo subacqueo (comma 1).
Al riguardo, si segnala che, il 21 luglio 2009, la Commissione difesa della Camera dei deputati ha esaminato, in sede consultiva, l’A.C. 2411, recante ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, adottata a Parigi il 2 novembre 2001. Il relatore, nel proporre l’espressione di un parere favorevole sul provvedimento, ha messo in evidenza l’opportunità di “comprendere se le Forze Armate non possano fare di più per il mare e l'ambiente marino, ad esempio considerando anche l'idea di produrre, con affondamenti di navi radiate dal registro militare ed opportunamente «ripulite», futuri beni culturali sommersi, che, tra l'altro, con il tempo si potrebbero trasformare in zone di interesse turistico subacqueo”.
Il relatore auspicava, quindi, un'apposita iniziativa legislativa”.
La Commissione ha condiviso all’unanimità la citata proposta di parere favorevole dopo che anche il Governo ha dichiarato la piena disponibilità a favorire iniziative legislative che vadano nella direzione auspicata dal relatore.

Il successivo comma 2 specifica che tali affondamenti sono eseguiti dalla Marina militare previa bonifica delle navi, dalle quali sono asportati tutti gli elementi potenzialmente inquinanti e i materiali ritenuti pericolosi.
Il comma 3 precisa che il perfezionamento della bonifica deve essere certificato dalle competenti autorità del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Relativamente alla bonifica delle navi da affondare e alle conseguenti procedure di affondamento, si osserva che le disposizioni previste dalla proposta di legge in esame potrebbero risultare in concreto eccessivamente generiche, anche alla luce del fatto che trattasi di un tipo di attività finora non previsto in modo specifico dalla normativa. Andrebbe, pertanto, valutata, l’opportunità di prevedere una disciplina più dettagliata, magari demandandone la definizione ad apposito decreto interministeriale di attuazione che indichi in modo dettagliato i criteri e le norme tecniche da seguire.”




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