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La gorgonia rossa dello scoglio segato (Isole Tremiti)

Pubblicato da Scubamonitor in Mediterraneo · 27/6/2010 11:03:00
Tags: GorgonietremitiParamuriceaclavata

Le gorgonie rosse (Paramuricea clavata) sono gli organismi strutturanti principali del più importante e caratteristico degli ambienti del Mediterraneo: il coralligeno. L’habitat del coralligeno è considerato un substrato duro di origine biogenica principalmente prodotto dall’accumulo di alghe calcaree incrostanti che crescono in condizioni di scarsa luminosità. Le concrezioni del coralligeno si sviluppano sempre su pareti quasi verticali, in canali profondi, o su sporgenze, in condizioni di bassa luminosità e in siti con forte movimento delle acque.

      

La crescita in ambienti a scarsa luminosità è una delle caratteristiche principali che differenziano i gorgonacei del coralligeno da quelli muniti di alghe simbionti (come ad esempio la gorgonia Eunicella singularis) che privilegiano invece zone meno profonde per sfruttare al meglio la radiazione solare. Molti gorgonacei sono inoltre accomunati dalla preferenza per ambienti a scarsa sedimentazione, i polipi corallini soffrono particolarmente i regimi sedimentari elevati come nel caso del corallo rosso. Un ulteriore requisito per uno sviluppo ottimale dei gorgonacei è legato alla presenza di correnti che trasportano il plancton dal quale i polipi traggono i loro alimenti.
Gli habitat che presentano le caratteristiche descritte favoriscono la formazione di notevoli aggregati di gorgonie che rendono il paesaggio uno dei preferiti da tutti i subacquei che si immergono nel Mediterraneo. La conferma di tutto ciò è evidente anche alle Isole Tremiti dove l’immersione considerata più spettacolare è quella degli Archi di Punta Secca caratterizzati da una presenza massiccia di gorgonie.
Non tutti gorgonacei privilegiano però gli habitat con le caratteristiche del coralligeno. Un tipo di gorgonia in grado di crescere su fondali detritico-fangosi e in acque relativamente torbide, caratterizzate da importanti processi di risospensione, appartiene alla specie Leptogorgia sarmentosa. Essa ha un aspetto arborescente con ramificazioni sottili e un colore che può variare dal bianco all’arancio fino al rosso. Queste colonie crescono normalmente isolate e possono raggiungere una altezza massima di circa un metro. Il loro areale di distribuzione può andare dai 15 ai 300 metri di profondità.
Scopo di questa premessa era quello di riferire su un trasferimento di Leptogorgia sarmentosa avvenuto alle Isole Tremiti in un sito di immersioni subacquee chiamato Scoglio Segato. Qui la profondità massima raggiungibile è di circa 24 metri ed è lungo questo percorso che troviamo la gorgonia in oggetto. Sono passati dieci anni da quando Roberto, chiamato più comunemente Sandokan per l’abitudine di portare una bandana nera sulla testa che ricorda il personaggio dei racconti di Salgari, decise di trasferire una gorgonia da una profondità di circa 60 metri nel punto in cui si trova attualmente.
Tra i subacquei nasce spesso l’esigenza di “abbellire” i fondali che generalmente frequentano, personalizzandoli con statue per il culto religioso o aggiungendo organismi vari.
Lo abbiamo fatto da sempre sulla terraferma, trasferendo piante da un posto all’altro e arricchendo i nostri giardini con piante esotiche, che oggi teniamo normalmente in casa.

      

Possiamo dire che è una cosa sbagliata? Per alcuni lo è senz’altro per altri meno. Le piante tipiche della foresta amazzonica stanno bene anche nel nostro salotto se messe in condizioni di luce ed umidità ottimali.
Tra i principali problemi conseguenti ad un trapianto di gorgonie vi è la scarsa possibilità di rimanere saldamente ancorate ai nuovi substrati, in questo caso sembra che la gorgonia sia stata trasportata insieme al grosso masso al quale era attaccata in precedenza e questo ha contribuito notevolmente a mantenere in vita la gorgonia nel nuovo habitat.
Uno degli aspetti che colpiscono maggiormente riguarda però la presenza di uno strato mucillaginoso che riveste quasi interamente la gorgonia. La produzione di muco è in genere una risposta che gli cnidari danno in caso di stress (termico, eccesso di sedimentazione, disturbo meccanico).
Nell’impatto immediato la tentazione è quella di rimuovere questi fiocchi dalla superficie della gorgonia soprattutto pensando alle conseguenze di un possibile soffocamento dei polipi, ed è quello che fa Roberto ripulendo delicatamente la superficie della gorgonia ogni volta che accompagna dei subacquei. Questo gesto non offre però nessun contributo alla sopravvivenza della gorgonia visto che gli aggregati visibili attorno alla colonia non sono altro che muco prodotto dai polipi allo scopo di agglutinare e liberarsi dai sedimenti.
Il muco è anche usato da alcuni coralli come meccanismo per catturare prede e per alimentarsi. In alcuni casi (come ad esempio negli idroidi del genere Eudendrium) il muco può fungere da trappola per i sedimenti su cui poi vivono da commensali numerosi organismi come batteri, protozoi, copepodi.
In uno studio effettuato nelle scogliere coralline (Benson, e Muscatine, 1974) è stato ipotizzato che gli aggregati mucosi prodotti dai coralli rappresentino una importante fonte di cibo per numerosi organismi bentonici filtratori e pesci.
In conclusione dopo tutti questi anni la gorgonia non solo è viva e vegeta ma, come è possibile osservare dal confronto fra le due immagini, cresce anche rigogliosamente ed attualmente si presenta in uno stato di salute eccellente.
Insomma, l’idea di Roberto di arricchire, con la presenza della gorgonia, un percorso subacqueo che altrimenti non offrirebbe scenari particolarmente accattivanti, si è rivelato adeguato, la colonia che ha cambiato casa forse stava meglio laggiù ma anche dove è adesso riesce a sopravvivere. In altri casi (come dicevamo i subacquei di tutto il mondo sviluppano idee simili a questa) gli organsimi sono andati incontro ad una morte molto lenta (anni) ma inesorabile.
Sempre più spesso, purtroppo, l‘esagerata pressione esercitata dai subacquei nei confronti delle guide dei diving center, con la pretesa di fare incontri spettacolari ad ogni immersione, può spingere a trovare soluzioni non proprio condivisibili. La speranza è che in futuro queste persone comprendano che se un percorso subacqueo non offre grossi interessi a volte è sufficiente cambiare marcia, andare molto molto lentamente, aumentare l’ingrandimento ed iniziare ad osservare le piccole cose. Ecco che potremmo vedere cose come un cavalluccio per esempio e scoprire che quello che a noi sembra un posto povero ospita in realtà un mesocosmo tutto da esplorare

Riferimenti

Restoration of threatened red gorgonian populations: An experimental and modelling approach
Cristina Linares, Rafel Coma, Mikel Zabalac
journal homepage: www.elsevier.com/locate/biocon

Effects of a mucilage event on the Mediterranean gorgonian Paramuricea clavata. I - Short term impacts at the population and colony levels
Michele Mistri; Victor Ugo Ceccherelli
Ital. J. Zool,. 63: 221-230 (1996)

Mediterranean coralligenous assemblages: a synthesis of present knowledge
Enric Ballesteros Centre d’Etudis Avançats de Blanes
Oceanography and Marine Biology An Annual Review, 2006, 44, 123-195

A catastrophic mass-mortality episode of gorgonians and other organisms in the Ligurian Sea (North-western Mediterranean), summer 1999
C. Cerrano , G. Bavestrello , C.N. Bianchi , R. Cattaneo-vietti , S. Bava , C. Morganti , C. Morri , P. Picco , G. Sara , S. Schiaparelli , A. Siccardi & F. Sponga
Ecology Letters - Volume 3 Issue 4, Published Online: 5

Ingestion and incorporation of coral mucus aggregates by a gorgonian soft coral
Mary Alice Coffroth
Rosenstiel School of Marine and Atmospheric Science, University of Miami, 4600 Rickenbacker Causeway,
Miami, Florida 33149. USA
Mar. Ecol. Prog. Ser. Vol. 17: 193-199, 1984

BENSON, A. A. , and L. MUSCATINE. 1974.
Wax in coral mucus: Energy transfer from corals to reef fishes.
Limnol. Oceanogr. 19: 810 814.



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