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La biodiversità protegge i pesci dai cambiamenti climatici

Pubblicato da Scubamonitor in Citizen Science · 20/5/2016 11:44:00
Tags: biodiversitàvolontariatosubacqueo


Un nuovo studio, realizzato con la partecipazione di subacquei volontari, offre una delle prove più complete che preservare la biodiversità marina non è solo una questione estetica o spirituale, ma è fondamentale per la salute e il funzionamento degli ecosistemi e gli importanti servizi che fornisce all’uomo.
Lo studio si basa su più di 4000 indagini subacquee e proviene da Reef Life Survey, un programma onnicomprensivo che ha condotto indagini di oltre 3000 specie di pesci, in 44 paesi, in tutto il mondo, con un’ampia copertura dei reef del pianeta, dai tropici alle aree polari. Molti dei partecipanti erano volontari (citizen scientists), un terzo dei quali senza una formazione scientifica. I subacquei volontari, provenienti da 11 diversi paesi, sono stati addestrati dagli autori del programma presso la University of Tasmani, al fine di raccolgliere dati usando metodi standardizzati.
I ricercatori hanno monitorato l’influenza che che 11 diversi fattori ambientali esercitavano sulla biomassa totale dei pesci nei reef corallini e rocciosi, in tutto il mondo. Sorprendentemente uno dei fattori più influenti è risultato la biodiversità. Il numero di specie (ricchezza di specie) e la varietà di come esse usano il loro ambiente (diversità funzionale) incrementavano la biomassa dei pesci. L’incremento in risorse di pesci prodotto dalla biodiversità era secondo solo a quello delle temperature calde.
La relazione della temperatura con la biomassa dei pesci è risultata più complessa; temperature oceaniche più calde, in media, tendevano a incrementare la biomassa dei pesci, mentre più ampie fluttuazioni di temperatura la ostacolavano. Ma la biodiversità rendeva le comunità di pesci più resiliente ai cambiamenti climatici. In comunità con solo poche specie la biomassa dei pesci tendeva a incrementare all’aumento della temperatura fino a che i mari si riscaldavono sopra i 20 gradi Celsius – a quel punto la biomassa cominciava a scendere. Ma le comunità con molte specie rimanevano stabili anche alle temperature più alte.
Pur essendo tutte le comunità, sia a bassa sia a elevata diversità, meno produttive durante fluttuazioni di temperatura, le comunità ad alta diversità soffrivano la metà di quelle a minore diversità. I ricercatori suggeriscono che comunità con più specie sono meglio attrezzate per gestire i cambiamenti di temperatura perché hanno una maggiore copertura di base. Quando la temperatura oscilla, una comunità con numerose specie ha migliori probabilità che almeno alcune di esse possano prosperare nella nuova normalità.
Lo studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, rappresenta un fondamentale passo avanti nel collegare esperienze in ambiti ristretti con ambienti estremamente più vasti. Questa esperienza mostra che gli ecologi sperimentali hanno percorso la strada giusta per 20 anni e che la biodiversità è fondamentale per un buon funzionamento degli ecosistemi.





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