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Scoperta la spugna più grande del mondo?

Pubblicato da Scubamonitor in Poriferi · 28/5/2016 10:51:00
Tags: spugneesattinellidiOkeanosExplorer


Le spugne (phylum Porifera) sono componenti essenziali delle comunità bentoniche marine, esse possono competere con i coralli costruttori dei reef in termini di abbondanza e diversità.
Si sa che diverse spugne possono raggiungere dimensioni enormi, fornendo servizi ecosistemici fondamentali, come la filtrazione di grandi quantità d’acqua oppure provvedendo un importante habitat per una miriade di invertebrati e specie microbiche. La spugna di maggiori dimensioni, fino ad oggi, era rappresentata da una colonia di Aphrocallistes vastus Schulze, 1887, trovata in acque poco profonde (<25 m) al largo del Canada occidentale. La colonia misurava 3,4 metri in lunghezza, 1,1 m in altezza e 0,5 m in ampiezza.
Le grandi spugne si sa che esistono anche in acque profonde, ad esempio Monorhaphis chuni, un esemplare che produce spicole basali giganti, che può raggiungere una lunghezza di 3 metri. Durante una recente spedizione nelle Northwestern Hawaiian Islands a bordo dell’ Okeanos Explorer, i ricercatori della NOAA hanno trovato una spugna massiva, la cui lunghezza, altezza e ampiezza superava le dimensioni delle specie più grandi conosciute in letteratura. Le dimensioni della spugna sono risultate essere di oltre 3,5 metri lunghezza e 1,5 metri in ampiezza, superando quindi quelle della spugna più grande finora conosciuta. Basandosi sull’esame microscopico delle spicole di un campione, la specie è stata identificata come appartenente alle Esattinellidi, famiglia Rossellidae, sottofamiglia Lanuginellinae.
Poco si sa sulla durata di vita delle spugne in generale, alcune specie massive, trovate in acque poco profonde (<30 m), si pensa che possano vivere per oltre 2300 anni.
La scoperta di un organismo così grande e presumibilmente molto vecchio, come quello segnalato in questo caso, sottolinea quanto possiamo imparare studiando gli ambienti profondi ancora largamente inesplorati e non intaccati da attività umane.

Photo credit courtesy of NOAA Office of Ocean Exploration and Research



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