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Il caldo batte il freddo nel trattamento delle punture di meduse

Pubblicato da Scubamonitor in Cnidari · 23/4/2016 10:12:00
Tags: meduseavvelenamenti

Gli avvelenamenti da cnidari sono un importante problema di salute pubblica responsabile ogni anno di un numero di morti superiore a quelle dovute ad attacchi da parte di squali. Anche punture lievi possono causare dolore per più giorni e lasciare cicatrici durature. Per questa ragione l’ottimizzazione delle cure di primo soccorso è essenziale.
Le persone pensano che il freddo può essere utile perché le punture bruciano e il ghiaccio è freddo, ma le ricerche disponibili hanno mostrato che tutti i veleni marini sono molto sensibili al caldo, sostenendo l’uso di immersione in acqua calda dell’area punta. Gli impacchi freddi sono comunque spesso raccomandati e utilizzati dal personale di emergenza.
Studiosi dell’Università delle Hawaii hanno condotto una rassegna sistematica di oltre 2000 articoli pubblicati sulle principali riviste scientifiche, per trovare ogni studio che ad oggi avesse esaminato gli effetti di trattamenti di punture di cnidari basati sulla temperatura. Gli autori della ricerca, pubblicata sulla rivista Toxins, sostengono che l’immersione in acqua calda a temperature comprese fra i 40°C e 50°C, per circa 20 minuti, ha dimostrato di inattivare le componenti velenose e dare sollievo dal dolore e risultati clinici migliori.
La difficoltà di mantenere l’acqua calda ad una temperatura idonea può essere superata attraverso diversi metodi, inclusi l’utilizzo di impacchi caldi, o uso di acqua calda in continuo (per mezzo di una doccia o un innaffiatore regolati alla corretta temperatura).

Toxins 2016, 8(4), 97; doi:10.3390/toxins8040097
Review: Heated Debates: Hot-Water Immersion or Ice Packs as First Aid for Cnidarian Envenomations?
Christie L. Wilcox and Angel A. Yanagihara (University of Hawaiʻi)





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